atto di forza

Francesco e Max Gazzè vincono il Premio Amnesty International Italia 2014

“Atto di forza” è il brano vincitore della dodicesima edizione

Atto di forza” di Francesco e Max Gazzè è il brano vincitore della dodicesima edizione del Premio Amnesty International Italia, indetto nel 2003 da Amnesty International Italia e dall’associazione culturale Voci per la Libertà per premiare il migliore brano sui diritti umani pubblicato nel corso dell’anno precedente.
La premiazione avrà luogo sul palco di Rosolina Mare (Rovigo) domenica 20 luglio, nel corso della serata finale della XVII edizione di Voci per la libertà - Una canzone per Amnesty, festival che inizierà il 17 luglio e proporrà anche il concorso dedicato agli emergenti, il cui bando rimane aperto fino al 10 maggio.
“Spesso capita di chiederci - racconta il Premio Amnesty International Italia 2014 Max Gazzè - come un essere umano possa arrivare a compiere gesti atroci, quali siano i guasti che mandano in blocco il cervello e perché nessuno sia ancora riuscito a trovare il sistema per fermare la follia molto prima di quando è già troppo tardi. Facile che resti un pensiero come tanti che balena e sparisce per lasciar posto a qualcosa di più urgente.
'Atto di forza' è uno di quei pensieri, il racconto per immagini di una di quelle follie.
Grazie al premio Amnesty International lo sguardo si sposta e indugia su temi enormi – quale, appunto, la violenza contro le donne - che vengono quasi sempre pigiati in cronaca nera solo perché sembra sia diventato normale che ogni tanto qualcuno perda il controllo. Manca il tempo di illustrare i dettagli, di realizzare che succede veramente, di spiegare che non è per niente normale”.
“'Atto di forza' - dichiara il presidente di Amnesty International Italia Antonio Marchesi - è un contributo importante alla conoscenza e alla sensibilizzazione su un problema gravissimo di violazione dei diritti umani in Italia: la violenza contro le donne.
Una follia, spesso una 'lucida follia', descritta in 'Atto di forza', che è resa ancora oggi possibile dall’idea, purtroppo molto diffusa, che la propria moglie o compagna sia semplicemente una cosa di cui l’uomo è proprietario, da punire quando si ribella e a maggior ragione quando si allontana.

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