Ben meno genuino del nostrano impasto preparato con farina, acqua, lievito, olio e sale, è quella che ora ci sembra di poter definire "la pizza del governo Monti” e di chi lo sostiene. Ci viene da immaginare che, se davvero il governo Monti si fosse aperto una pizzeria, invece di fare ciò che i partiti (non gli italiani) gli han dato mandato, si sarebbe già reso conto che è ora di chiuder bottega, primo perché le tasse si sono mangiate i clienti, secondo perché la ricetta scelta non è buona manco "con la pummarola in coppa".
Da quel 13 novembre 2011 in cui l'attuale Governo ha ricevuto l'incarico dal Presidente della Repubblica, ciò che si è visto lievitare è solo il debito pubblico, il numero dei disoccupati, le tasse, le ore di utilizzo della cassa integrazione guadagni e le aziende che chiudono. Eppure ci sembra di ricordare che a questo punto sarebbero dovuto essere ridotte le provincie, il numero dei parlamentari e il loro stipendio. Evidentemente a “Mario il pizzaiolo” gli si sarà scombinato il ricettario perché a lievitare, è ciò che invece non dovrebbe.
Diverso è il presente invece per chi di Monti è amico, basti pensare alle Fondazioni Bancarie (proprietarie della Banche) che non sono soggette al pagamento dell’IMU; d'altra parte devono disporre di fondi illimitati per arricchirsi sempre di più "comprando il debito pubblico" con interessi da strozzini e a noi lasciare la triste consapevolezza di essere sempre più poveri.
Agli avventori dell’Italica Pizzeria era stata promessa una "fase due" dove, al rigore sui conti pubblici della prima azione di Governo, si sarebbe avvicendato un periodo d’investimenti e crescita. Peccato però che in settimana il capo del Dicastero titolato allo Sviluppo ha ammesso candidamente che non ci sono fondi per poterlo attuare. Come dire che, nonostante tutti i sacrifici cui ci stanno obbligando, ci hanno privato anche della speranza; e così Corrado Passera non ha potuto far altro che promettere impegno nel tentare di far approvare il decreto nel più breve tempo possibile "mettendoci la faccia". Ovviamente, nel frattempo, gli italiani devono metterci "qualcos'altro", anatomicamente parlando.
Ci hanno imposto un boccone così amaro che, per poterlo rendere definitivamente impossibile da digerire, ci ha pensato quel fenomeno del ministro del welfare.
La Fornero sulla riforma delle pensioni ha esordito simulando quattro lacrime di coccodrillo versate su quello che stava per diventare un oceano di vero pianto della disperazione per migliaia di lavoratori in procinto di essere pensionati. Sono forti di accordi stipulati tra aziende e organizzazioni sindacali sottoscritti in sede ministeriale, non mica al bar, ma si ritrovano in un limbo che nemmeno Mefisto avrebbe potuto immaginare: niente pensione e niente lavoro.
Con quale coraggio poi la Fornero rivolga la responsabilità di questa catastrofe ai vertici dell’Inps è qualcosa che ha ulteriormente un sapore diabolico.
Un team, quello del maldestro pizzaiolo Monti, che ancora una volta, però, è riuscito a non dimenticarsi degli amici di sempre: ai banchieri è stato ceduto anche il Consiglio d'Amministrazione della rete di Stato. Forse, dopo averli sollevati dal pagamento dell’IMU, ha pensato che serviva sollevarli anche dal pagamento del canone rai.
Sembra proprio che a Mario e a Corrado l'impasto giusto riesca sempre e solo per gli amici, magari gli stessi con i quali han consumato la cena di capodanno a Palazzo Chigi o le colazioni di lavoro nei ristorantini étoile. Mentre ai disoccupati ed esodati, che alla pizza pensano come un bene oramai diventato di lusso, rimane sempre più solo la voglia prendere in mano il mattarello e preparar loro una sana pizza a ciascuno, rigorosamente cotta su Fornero A LEGNA.
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