Inviato da radio41 il Gio, 25 Febbraio 2021
VERSO SANREMO
Il nuovo album uscirà il 12 marzo, dopo la partecipazione al Festival di Sanremo con "Un milione di cose da dirti"
Oggi, 25 febbraio, in conferenza stampa via Zoom, Ermal Meta ha presentato il suo nuovo album "Tribù urbana", che uscirà il 12 marzo prossimo, subito dopo la partecipazione dell'artista al 71° Festival di Sanremo con il brano "Un milione di cose da dirti".
Un lavoro che colpisce subito al primo ascolto per la qualità delle canzoni e il lavoro accurato sul suono: "Come sempre tento di immaginare come un album possa suonare dal vivo. Ho cercato di mantenere la melodia tipica della canzone italiana, ma ho voluto sperimentare anche dei suoni diversi".
Tornare a Sanremo: "Non mi aspetto di vincere il Festival: vado perché il palco dell'Ariston è l'unico palco sul quale si possa salire in questo momento. Per il 2020 non c'erano stadi all'orizzonte ma alcuni appuntamenti sì: il Covid mi ha messo i bastoni tra le ruote, ma c'erano ruote molto più importanti delle mie. Credo che, quando ne usciremo, saremo cambiati per sempre. Ho avuto, d'altro canto, tempo per concentrarmi nulla scrittura".
Una delle canzoni più intense di "Tribù urbana" è "Gli invisibili": "Tutti noi almeno una volta nella vita lo siamo stati. Da invisibile però si può diventare supereroe". E ancora, su questo concetto di inivsibilità: "A me è successo per anni di sentirmi invisibile: per questo ho deciso di mettermi in proprio dal punto di vista musicale. Mi facevano strano le interviste di colleghi che raccontavano come fosse nata una loror canzone firmata da me. L'avevo scritta io: loro non sapevano veramente da cosa era nata e questa cosa mi dava un po' fastidio. In quei momenti mi sentivo invisibile".
Il 4 marzo canterà, nella serata delle cover, "Caruso" di Dalla: "Ho scelto Caruso, che tutti mi hanno sconsigliato di fare. Ma cerco di andare contro i consigli degli altri perché preferisco misurarmi con i miei limiti". Con lui, sul palco, la Napoli Mandolin Orchestra: "Mi sono messo al pianoforte, ho fatto Caruso e ho mandato la demo a Diego Calvetti, Per l'arrangiamento volevo dei mandolini di Napoli e lui mi ha parlato propro della della Napoli Mandolin Orchestra. Ho un grande amore per quella città: chi non capisce Napoli non capisce l'Italia".
Se ci fosse stata, invece della serata delle cover, la serata delle rivisitazioni dei brani presentati, chi avrebbe voluto? "Preferisco comunque la serata delle cover piuttosto della rivisitazione: sono canzoni che conoscono tutti e il pubblico si concentra sulle esibiizioni. Come l'ospite non saprei: forse Tiromancino o Bersani".
Altra canzone che tratta di un tema importante è "Nina e Sara", ambientata nel 1987 nel sud Italia: "Riusciamo a mandare la tecnologia su Marte, ma non facciamo grandi passi sui diritti. Avevo, da ragazzinom una fidanzatina che trovavo strana. Ci siamo lasciati e anni dopo l'ho trovata felice fidanzata con una ragazza. All'epoca, il tabù era talmente forte che lei non riusciva nemmeno ad ammetterlo con se stessa. La socità non gli aveva dato strumenti per capire che quello che provava non era sbagliato. Abbiamo una strada molto lunga da fare".
Sulla scelta di "Un milione di cose da dirti" per il Festival: "Una canzone che ho scritto quando è iniziata la mia carriera solista, quando avevo tante cose che volevo dire. E' una canzone d'amore verticale: una semiretta che parte ma non sai dove va a fine, Una canzone che voglio lasciare aperta, che non ha una fine della storia. E poi non avevo mai portato una ballad al festival. Avevo bisogno di un basso bpm per quel palco, stavolta".
In "Il destino universale" si autocita: "Torniamo sempre sul punto: quello che non si conosce, il diverso. Io credo invece che il movimento dell'umanità sia importanza, come il sangue che circola. Mi cito di una canzone perché io sono la testimonianza che la vita è movimento. Anch'io ho lasciato la mia terra a tredici anni.".
Perché il titolo "Tribù urbana": "L'ho deciso dopo aver ascoltato il disco. La tribù non esiste, ma nemmeno la musica... eppure ci sono".
Sanremo senza pubblico? "Di sicuro cantare davanti a un teatro vuoto è un po' strano e specialmente al Festival di Sanremo, dove la platea è sempre stata appassionata, almeno fino a una certa ora. Il ruolo più difficile sarà dei due conduttori, parlare per tre ore a delle sedie vuote non sarà semplice, almeno noi dopo tre minuti andiamo via, loro non possono. La mia solidarietà va dunque ai due conduttori che devono portare avanti un'intera serata davanti a nessuno".
Questa la tracklist di “Tribù urbana”: “Uno”, “Stelle cadenti”, “Un milione di cose da dirti”, “Il destino universale”, “Nina e Sara”, “No Satisfaction”, “Non bastano le mani”, “Un altro sole”, “Gli invisibili”, “Vita da fenomeni”, “Un po’ di pace”.
(un grazie a Parole & Dintorni)