Diffamazione, no a una riforma punitiva per i giornalisti

VENEZIA, 29 OTTOBRE 2012 - "Con la scusa di eliminare le pene detentive il Senato vorrebbe  varare una legge fortemente ed ingiustamente punitiva nei confronti dei giornalisti: una palese ritorsione per aver denunciato gli sprechi della politica; un  modo per limitare pesantemente la liberta' di informare".
Lo dichiara il presidente dell'Ordine dei giornalisti del Veneto commentando la riforma delle norme in materia di diffamazione a mezzo stampa che andra' in discussione a Palazzo Madama oggi pomeriggio. Il testo, piu' volte modificato, prevede in sostituzione della pena detentiva delle multe pesantissime, da un minimo di 5mila ad un massimo di 100mila euro (a carico del giornalista ritenuto responsabile di diffamazione); somma alla quale andra' aggiunto il risarcimento del danno patrimoniale e non patrimoniale. In una prima formulazione delle nuove norme, il legislatore si era persino spinto ad indicare una cifra minima di risarcimento - 30mila euro: una previsione senza precedenti e palesemente incostituzionale, che avrebbe scatenato migliaia di querele finalizzate unicamente a cercare di incassare un risarcimento da giornali, radio e televisioni. Cosi' come si presentava palesemente incostituzionale l'iniziale previsione di una riparazione pecuniaria, istituto giuridico sulla cui illegittimita' si e' piu' volte gia' pronunciata la Corte costituzionalita' in relazione ad altri casi.
Ai sensi delle norme attualmente in vigore la pena detentiva viene inflitta soltanto in rarissimi casi: normalmente, in caso di condanna,  al giornalista viene inflitta una multa tra i 500 e i 1000 euro. La riforma in discussione al Senato vorrebbe dunque centuplicare la sanzione penale a carico del giornalista! 
Quanto al risarcimento, il suo ammontare non puo' essere pre-stabilito dal legislatore in quanto e' soggetto a molte varianti,  tra cui la diffusione del mezzo d'informazione, la personalita' e il rilievo del diffamato, ma anche la dimostrazione da parte di quest'ultimo di aver subito un danno effettivo dalla diffusione della notizia.
"E' evidente che le nuove norme che il Senato vorrebbe introdurre hanno la sola finalita' di punire i giornalisti e l'effetto pratico sara' quello di  mettere il bavaglio all'informazione, di intimidire i giornalisti per evitare che scrivano cose scomode per i potenti di turno  - prosegue Amadori  Tra un po', continuando su questa strada, risultera' meno rischioso fare il rapinatore che il giornalista!"
La riforma del reato di diffamazione, tema piu' volte affrontato negli anni passati ma poi sempre accantonato, e' diventato improvvisamente un'urgenza nazionale dopo la condanna del direttore de Il Giornale, Alessandro Sallusti, in relazione a due articoli contenenti notizie false. "Posto che e' inammissibile prevedere il carcere per i giornalisti, come sancito dalla Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo, sono altri i casi per i quali bisognerebbe indignarsi: quelli che riguardano decine di colleghi meno conosciuti e potenti, che cercano di fare con onesta', rigore e correttezza il loro lavoro, nei confronti dei quali le querele sono utilizzate come mezzo di ritorsione ed intimidazione per aver raccontato la verita'. Colleghi che, sempre piu' spesso, vengono lasciati soli dai loro direttori ed editori. E' in difesa di questi colleghi che bisogna scendere in piazza, non di quelli che pubblicano notizie false".
Anche l'Ordine nazionale dei giornalisti ha preso una dura posizione contro il testo in discussione al Senato: "L'Ordine dei giornalisti ricorrera' alla Corte di Strasburgo, ove la legge venisse approvata - ha annunciato il presidente Enzo Iacopino - La Corte (sentenza 17.07.2008 su ricorso n.42211/07), in un caso di asserita diffamazione, ha condannato l'Italia a un risarcimento di 60.000 euro, annotando, tra l'altro, che la sanzione pecuniaria inflitta all'imputato dai giudici italiani era una interferenza sproporzionata e non "necessaria in una societa' democratica". La condanna (41.315,00 euro), data la situazione del ricorrente, era, infatti, "suscettibile di dissuaderlo dal continuare ad informare l'opinione pubblica su temi di interesse generale".
I giornalisti non vogliono l'impunita'. Chi di loro sbaglia deve essere chiamato a risponderne. A cominciare dalle pesanti sanzioni deontologiche che arrivano sino alla radiazione dall'Ordine. Ma solo chi vive in un'altra realta' puo' immaginare che il rischio di un risarcimento, in sede penale, fino a centomila euro (senza contare le altre misure), possa garantire ai giornalisti quella serenita' necessaria per offrire ai cittadini una informazione libera, rispettosa della verita' e delle persone, pacata e responsabile".
 

 

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senato
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